Courtenay si porta a spasso anche qui, nelle lande desolate di questa produzione anglo-finlandese che si vogliono siberiane, la sua faccia dolorosamente scavata. E' fra gli elementi che passano nel film, assieme a quei primissimi piani di occhi dilatati dalla fatica, di bocche masticanti poche calorie di brodaglia. Per il resto, questa traduzione del celebre racconto di Solgenitsin rimane al livello del diligente quadretto da esame. Si direbbe del cinema di vent'anni fa, di quello che si designava di qualità hollywoodiana. Tutto funziona (troppo) bene, i prigionieri hanno la barba ispida, i controluce ricordano le aurore da quelle parti, la neve scricchiola sotto i piedi, il fiato fuma. E certi montaggi come quello della costruzione della casa sembrano usciti da un saggio per cineamatori della domenica nella loro ingenua funzionalità. Come dice la pubblicità, un film perfetto. Purtroppo.